Reddito di cittadinanza, l’Istat discute sulla fattibilità

In periodi di crisi sostenere le famiglie e i disoccupati dovrebbe essere un compito di cui lo Stato dovrebbe farsi carico. Purtroppo non è il caso dell’Italia. I Governi che si sono succeduti in questi anni non sono riusciti a produrre delle misure come il reddito di cittadinanza. In molti paesi questo è realtà dal molti anni.

Solo negli ultimi due anni, il tema ha raggiunto una posizione rilevante nell’agenda politica. Da questo punto di vista, solo il Movimento 5 Stelle ha dimostrato una reale intenzione di produrre normative di questo tipo, sebbene permangano tutt’ora dubbi sulla sua reale fattibilità.

La questione della fattibilità non è l’unica a riguardare il reddito di cittadinanza. Alcuni pensano che sia addirittura inutile, o magari poco funzionale al sostegno della domanda interna e alla crescita economica.

E’ di questa opinione l’Istat. Secondo il celebre istituto di statistica, il reddito di cittadinanza è una misura dispersiva e, per questo, inutilmente costosa. C’è da dire, però, che il significato che l’Istat associa al termine reddito di cittadinanza è diverso da quello attribuito dal senso comune.

Secondo l’Istat il reddito di cittadinanza è una misura universale, della quale usufruiscono tutti i cittadini a prescindere dalla situazione economica.

Questo il pensiero dell’ente: è più utile introdurre un sussidio a cui dovrebbero usufruire tutti coloro che dispongono di un reddito inferiore ai 780 euro. Questo provvedimento costerebbe l’85% in meno rispetto al reddito di cittadinanza e agirebbe su coloro che, in questo momento, possono influire sulla domanda interna: i poveri.