Mutuo e partita Iva: mission impossible?

Ottenere un mutuo in Itala è oggi una missione veramente difficile da portare a termine. Le banche sono guardinghe, molto spesso versano addirittura in una situazione di sofferenza finanziaria. In breve, è il credit crunch: non si erogano prestiti e, quindi, nemmeno mutui. Se poi a chiedere il finanziamento per l’acquisto di un immobile è un lavoratore a partita Iva, la sfida diventa ancora più ardua. Chi lavora a partita Iva è autonomo, non ha un reddito certo e quindi raramente può offrire garanzie. Per questo, le porte del mutuo sono a loro precluse, o quasi. Una ricerca del sito Facile.it rivela che solo il 5,3% del totale dei mutui erogati ha come beneficiario un lavoratore a partita Iva.

l43-mutuo-mutui-120709125414_mediumLorenzo Bacca, responsabile business di Mutui.it, che ha collaborato con Facile.it nel processo di ricerca, dichiara: “quando chi chiede un mutuo è un soggetto autonomo con partita iva, sa già che dovrà affrontare maggiori difficoltà rispetto ad altri lavoratori: le banche sono più propense ad erogare un mutuo solo a fronte di una cospicua liquidità. Questo è il motivo per cui il loan to value medio scende sotto la soglia “psicologica” del 50%”.

Ad ogno modo, dalla ricerca si traggono alcune evidenze.

In genere chi riesce a beneficiare di un mutuo è un imprenditore abbastanza benestante: mediamente il finanziamento copre 123mila euro, a fronte di una spesa generale di 300mila euro. Case costose quindi, per gente che se le può permettere.

I beneficiari è gente portata al rischio. Nella stragrande maggioranza si sceglie il mutuo a tasso variabile, più rischioso, e ciò corrobora la tesi secondo cui a beneficiare del mutuo sono imprenditori e non lavori precari.

I beneficiare hanno un’età media di 44 anni. Ciò tende a escludere la categoria dei giovani precari, che sono coloro i quali per lavorare sono costretti a fingersi autonomi e aprire una partita Iva.