Gli italiani non sanno diversificare. Le paure degli investitori

Varie ricerche hanno dimostrato che gli italiani nell’83% dei casi cerca investimenti, quando li cerca, con capitale garantito, benché consapevoli di ottenere rendimenti molto bassi; i nostri connazionali si rivolgono preferibilmente all’investimento tendenzialmente a rischio zero, che peraltro non esiste.

Ma ha senso una tale azione? Che cosa si cerca in un investimento se non il rendimento, l’accrescimento del capitale investito? Va bene la prudenza, assolutamente ma investire il proprio denaro, tenerlo impegnato per un certo termine temporale per ottenerne un rendimento di pochi Euro è in contrasto con il principio stesso dell’investimento.

Gli italiani sono un popolo di risparmiatori a cui fin dalla tenera età viene insegnato il valore del risparmio, molti anni fa la Cassa di Risparmio di Torino donava agli alunni delle scuole elementari vari articoli di cancelleria ed un salvadanaio in cui tenere i piccoli risparmi che si potevano realizzare, i soldini dati dai genitori, le mancette delle zie, insomma, i bambini venivano gratificati dai doni, utili peraltro, che psicologicamente venivano accostati al concetto di risparmio, arrivando, oltretutto, dalla Cassa di RISPARMIO, grazie al classico maialino salvadanaio.

Oggi questo intervento educativo non esiste più, tutto è spinto esasperatamente al consumismo, i giovani, quando hanno in mano dei soldi, li spendono fino all’ultimo centesimo anche in cose magari utili ma che si potrebbero pagare di meno rinunciando al marchio da esibire con gli amici oppure in cose assolutamente superflue.

Negli investimenti si deve registrare una scarsa educazione finanziaria e un alto livello del fai da te, magari sulla base di consigli di amici e conoscenti, senza una consulenza professionale che può portare con meno difficoltà a rendimenti più interessanti; gli investitori italiani conoscono poco la diversificazione e la evitano in molti casi, mettendo tutte le uova nello stesso paniere. Se il paniere cade, tutte le uova si romperanno, dividendo le uova in più panieri, se ne cade uno, gli altri rimangono ma questo semplice concetto pare non fare breccia nella mente degli investitori italiani. Rinunciando alla diversificazione gli investitori perdono l’occasione per ottenere maggiori rendimenti e mettono maggiormente a rischio il proprio denaro.

Qual è il comportamento degli italiani negli investimenti?

Diamo un’occhiata alle statistiche per capire come si comportano gli italiani rispetto al proprio denaro: nel corso di un’indagine in questo senso, il 6,5% degli intervistati ha dichiarato di tenere il proprio denaro in Banca, sul Conto Corrente mentre relativamente agli investimenti, solo il 9% si rivolge ad un consulente per la pianificazione di obiettivi e investimento e il 37% fa affidamento sui consigli di amici e conoscenti che, per quanto bene informati, non possono certo essere al livello di esperti nel settore per formazione ed esperienza.

Si evidenzia chiaramente la propensione a gestire in maniera autonoma il proprio denaro invece di rivolgersi a professionisti del settore  e questo spiega il motivo per cui si cerca il capitale garantito, in una intima consapevolezza che le proprie scelte personali possono essere sbagliate e per questo sia consigliabile percorrere le vie più prudenti, benché meno convenienti sul profilo dei rendimenti possibili.

Se, al contrario, un investitore decide di affrontare un investimento con maggiore possibilità di rendimento, se questo non viene fatto con una seria e ragionata diversificazione , il proprio capitale viene esposto a seri rischi. Tutto questo mette in luce l’assoluta necessità di una maggiore formazione finanziaria degli investitori, fino a auspicare che questa divenga una materia di insegnamento scolastica. Con tutto il rispetto per la cultura generale, importantissima, erodere un po’ di tempo allo studio della Divina Commedia a favore di una formazione finanziaria appare come una cosa utile ai giovano nella vita di tutti i giorni e opportuna nel loro interesse che è, poi, in seconda analisi, interesse della Società.