Draghi apre al QE, lo spread italiano batte quello inglese

L’intervento di Mario Draghi, presidente dela Banca Centrale Europa, al Jackson Hole, forum delle banche centrali, ha rasserenato il mercato in un periodo nero dal punto di vista economico. Le prospettiva ottimistiche, infatti, sono state smentite da alcuni dati veramente pessimi e che condannano il Vecchio Continente a un’era, non si sa quanto lunga, di stagnazione.

Mario Draghi ha addirittura parlato di Quantitative Easing, ossia lo strumento di politica monetaria espansiva che prevede, detta volgarmente, la “stampa di moneta”. Un provvedimento che, in Europa, è sempre stato visto come un tabù – negli Usa invece è stato utilizzato fin dalle prime fasi della crisi economica.

Ad ogni modo, gli effetti delle parole del presidente della Bce si sono fatti sentire Oggi, 26 agosto, le aste di tuti i paesi europei sono andate a gonfie vele, in particolare per quelle realtà precarie, come Italia e Spagna, che più di altre beneficierebbero del QE europeo. Il risultato è che lo spread italiano è sceso a livelli bassissimi, praticamente da pre-crisi. Attualmente è a 149, mentre il rendimento si attesta sul 2,43%.

Cifre, queste, che testimoniano un isperato sorpasso nei confronti di economie più floride della nostra, come quella inglese. Lo spread dell’Uk, infatti, è di 160. Certo, altri stanno meglio di no, seppur di poco. I bonos spagnoli fanno segnare un rendimento del 2,24% e uno spread intorno ai 130 punti.

Insomma, dalla finanza buone notizie, in attesa che ne arrivano di altrettanto buone sul fronte dell’economia reale, il grande assente al tavolo della ripresa economica.