Jobs Act, la situazione dei lavoratori peggiora. La denuncia alla Ue

Il Jobs Act, ossia la riforme del lavoro targata Renzi, è stata sbandierata come la panacea per tutti i mali. Peccato che, una volta tolto il fumo degni annunci, di arrosto ce ne sia poco e, soprattutto, andato a male.

Una metafora, questa, per introdurre una spiacevole verità: il Job Act peggiora la situazione dei lavoratori. Si tratta, a onor del vero, della verità sostenuta dalle opposizioni ma anche da due avvocati milanesi che hanno fatto ricorso nientemeno che alla Commissione Europea.

Il Jobs Act, secondo gli avvocati Maria Grazie Mei e Massimiliano Calcaterra, viola le regole comunitarie.

La violazione sarebbe da rintracciare nelle modalità di rinnovo dei contratti a termine imposta dalla riforma di Renzi. In buona sostanza, sparisce l’obblio di indicazione della causale. Ciò causerebbe “uso indiscriminato del contratto di lavoro a termine e viola tanto i principi che vietano l’abuso di tale strumento quanto quelli che vietano la discriminazione tra lavoratori“.

Facile intuire i risvolti di una distorsione simile. Ulteriore precarizzazione del lavoro, con abbandono dello strumento del contratto a tempo indeterminato. Se un’azienda non deve più dimostrare la necessità del contratto a termine rispetto a quello a tempi indeterminato, la stessa sceglierà perennemente il primo a scapito del secondo.

Un’altra distorsione riguarda la decadenza di una norma importante. In genere, un’azienda non può mantenere più del 20% di lavoratori a termine, ma se l’azienda ha meno di cinque dipendenti questo limite viene annullato. Un ulteriore passo verso la precarizzazione, a maggior ragione del fatto che buona parte delle imprese sono piccole e piccolissime.