Centro Studi di Confindustria: “La crescita non c’è ancora”

E’ da anni che sentiamo la metafora della luce in fondo al tunnel. Un concetto così tanto abusato da aver perso ogni credibilità. Ciononostante c’è chi, usando altre parole, cerca di infondere ottimismo, a prescindere dal fatto che sia giustificato o meno. Sicché c’è chi parla di una crescita ormai alle porte e della crisi ormai alle spalle.

A gelare gli ottimisti è stato ieri Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, il quale ha presentato l’ultimo rapporto del suo Centro Studi.

Squinzi ha dichiarato senza mezzi termini che la crescita ancora non c’è, e che questa non farà il suo esordio prima di fine dell’anno. Non stupisce, quindi, che per quest’anno si preveda stagnazione (+0,2%). E pensare che il Governo parlava, solo qualche mese fa, di una crescita superiore all’1%…

Squinzi vede qualche margine di manovra da gennaio in poi, quando l’Italia sarà protagonista del Semestre Europeo. Si tratta di un’opportunità per far valere le proprie ragioni contro quelle dell’austeruty, sebbene sia sempre presente il fantasma del “vincolo di bilancio”: “il prossimo inizio di presidenza del semestre europeo, sarà un banco di prova importante per la capacità propositiva del nostro Paese e non vedo alternativa se non lavorare, nel rispetto degli accordi europei, per allargare lo spazio della flessibilita’ sensata di bilancio”.

Il presidente di Confindustria ha comunque individuato qualche nota positiva. L’Italia, pur non crescendo, è lontana dal baratro: lo spread è sotto controllo e con essi i conti pubblici. Una magra consolazione, questa, che stride con la generale difficoltà in cui versail paese.