Critiche alla “svendita” immobiliare pubblica

Che si tratti della costituzione di un Fondo Immobiliare – come vorrebbe l’on. Baldassarri – o di una dismissione diretta sul mercato, quel che è certo è che la vendita (per alcuni, svendita) del patrimonio immobiliare pubblico continua a non piacere a una folta schiera di osservatori politici ed economici.

E così, giorni fa, sulle pagine de Il Giornale, è apparsa una dura accusa formulata alle politiche dell’esecutivo da parte di Magdi Cristiano Allam, che sottolinea come “prima che il governo Monti proceda a «svendere», espressione usata recentemente dalla Corte dei conti sottolineando che solo nel primo trimestre di quest’anno le quotazioni immobiliari sono crollate del 20%, gli italiani hanno il diritto di conoscere la realtà e di esprimersi nel merito prima di ritrovarsi del tutto sia impoveriti sia derubati.

Perché non è affatto vero che la strategia volta al contenimento del debito pubblico sia attraverso un livello di tassazione che lo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate Befera ha detto che arriva al 75% (il più alto non solo al mondo ma nella storia dell’umanità!), sia attraverso ciò che eufemisticamente viene definito «dismissione e valorizzazione del patrimonio pubblico» (stimato complessivamente in 300 miliardi il patrimonio immobiliare dello Stato e 350 miliardi quello dei Comuni), con dei ricavi oscillanti tra i 15 e i 20 miliardi all’anno secondo il ministro dell’Economia Grilli, si tradurrà in un miglioramento delle condizioni di vita degli italiani e in un consolidamento dell’economia dell’Italia”.

Insomma, secondo il giornalista de Il Giornale la strada più opportuna sarebbe quella di indire un referendum per domandare ai cittadini di esprimersi sulla strategia di contenimento del debito pubblico e, più in generale, sull’adozione dell’euro. Semplice provocazione o no? Voi che ne pensate?