Scendono i Tassi ma i Mutui restano cari

Nonostante i tassi di riferimento siano in calo, i costi dei mutui continuano a salire. D’altro canto i conti correnti sono più convenienti: infatti, secondo gli studi della Banca d’Italia,  nel 2010 il costo medio annuale è di 110,2 euro, contro i 113,6 del 2009. Però i benefici riguardano soprattutto i conti di nuova apertura, che hanno un costo medio annuo di 67,7 euro: più il conto è vecchio, più costa.

Per i consumatori, i dati attuali sui conti corrento sono confortanti solo in parte anche per altre ragioni: infatti via Nazionale afferma che il costo megio è sceso anche perché si è abbassato il numero delle operazioni. In più, per alcuni tipi di spese fisse si avverte una diminuzione (es. la tenuta del dossier titoli, liquidazione interessi, invio di estratti conto e comunicazioni di trasparenza) per altre, invece, c’è stato un aumento. Nello specifico, i canoni, gli oneri per i bonifici e le spese di scrittura. Comunque, alla fine, restano più convenienti i conti correnti postali, il cui costo medio, nonostane un aumento di 3,4 euro maturato nel 2010, si attesta intorno ai 60 euro.

Consideriamo ora la valutazione sui costi dei mutui. Con Euribor (Euro Inter Bank Offered Rate, tasso interbancario di offerta in euro) e Irs (Interest Rate Swap) a bassi livelli, i mutui per acquistare casa stanno prendendo il volo. Da uno studio effettuato su MutuiOnline il 7 settembre di quest’anno e poi ad ottobre, immaginando un mutuo trentennale a tasso fisso di 150.000 euro, con Webank si è passati da una rata di 741 euro ad una di 872 euro. Il mutuo di Banca Carige rileva un incremento della rata di 59,16 euro. Cala, invece, il mutuo di IW Bank (-30,02 euro) che monetizza la stabilità dello spread e la flessione dell’Irs. Basta poi leggere i nuovi fogli informativi delle banche per rilevare che, ad esempio, Unicredit ha portato lo spread massimo su molti prodotti al 3,5% e che Banca Popolare di Vicenza si è attestata sul 4,5%.

L’operazione sembrerebbe inspiegabile ma non è così. Spesso, i soldi che le banche prestano, non sempre  provengono dalla loro raccolta presso i risparmiatori. Infatti normalmente li “acquistano” a loro volta da altre banche. Per questo tipo di servizio devono pagare uno spread (cioè il ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo) che è anche collegato alla “affidabilità” del compratore. L’amministratore delegato di Progetica, Egidio Vacchini, afferma “in questi ultimi giorni abbiamo saputo dei downgrade che le società di rating hanno assegnato all’Italia ed alle sue banche principali: sicuramente anche questo ha contribuito a far aumentare gli spread che le nostre banche pagano per approvvigionarsi. I tassi che poi praticano ai mutuatari possono dipendere da molti fattori: le politiche commerciali dei singoli istituti principalmente, ma anche dal fatto di aver disponibile denaro acquistato in momenti meno “agitati””.

Invece Roberto Anedda, vicepresidente di MutuiOnline, spiega che sono previsti nuovi aggiornamenti di condizioni e di spread nelle prossime settimane e che i valori medi potrebbero salire ancora e portarsi oltre il 2% per tutte le tipologie di prodotti. Afferma ancora che dietro ad aumenti così corposi si può anche leggere la possibile intenzione del singolo istituto bancario di “restare alla finestra” e non spingere sui mutui in attesa di una situazione di mercato considerata più favorevole dalla banca stessa”.