Trise, stangata per le famiglie. Il Parlamento pensa alle detrazioni

Tra tutte le voci della Legge di Stabilità che stanno suscitando polemiche, quella relativa alla Trise è la più bersagliata. Dietro alle critiche e alle lamentele non sono solo analisi giustamente stroncanti, ma anche la sensazione che, in verità, il Governo stia prendendo in giro gli italiani. Letta e company dichiarazioni abolita l’Imu sulla prima casa ma la inseriscono, con un nome diverso, nella Legge di Stabilità e ne aumentano pure il peso.

Sì, perché la Trise, stando alle dichiarazioni di molte associazioni di categoria costerà di più della vecchia Imu. Senza contare le maggiori difficoltà burocratiche che il vessatissimo contribuente italiano sarà costretto ad affrontare, visto che per lo stesso servizio deve pagare due tasse diverse, a seconda che questo si riferisca alla prima o alla seconda casa.

trise-lettaIl premier ha assicurato che la nuova Trise genererà un gettito fiscale rispetto alla situazione pre-Legge di Stabilità, ma è smentito quasi giornalmente dalle associazioni di categoria. L’Ance ha calcolato che la Trise peserà per il 72% in più sulle spalle degli italiani, che nel 2014 saranno costetti a versare, per la prima casa, 10 miliardi in più di quanto non avessero fatto nel 2013.

Nemmeno il Parlamento è contento. Le opposizioni sono insorte in modo praticamente unanime, mentre all’interno della maggioranza il Pdl sta facendo la voce grossa e il Pd sta cercando di limitare i danni. Ad ogni modo, sono al varo alcune modifiche in grado di rendere la Trise più progressiva, perché anche l’assenza di progressività è un problema. La nuova tassa, infatti, non prevede le detrazioni, quindi chi non pagava l’Imu sulla prima casa, stando alla stato attuale, pagare la Trise negli anni a venire. Federico Fornaro del Pd sta promuovendo in questi giorno un emendamento abbastanza semplice eppure utilissimo, il quale stabilisce che per la Tasi (componente della Tari che riguarda la casa) debbano valere tutte quelle detrazioni in vigore al tempo dell’Imu prima casa, le stesse che stabilivano l’esenziale per il 25% dei proprietari italiani.