E mentre il nuovo Governo mette una “pezza” al problema imu, sospendendo il pagamento dell’acconto, previsto per il prossimo 17 giugno, sulle prime case, terreni e fabbricati agricoli, una nuova stangata per gli italiani arriva dall’imminente aumento dell’iva, che, se nulla verrà fatto, passerà dal 21% al 22% il prossimo 1° luglio, con conseguenze pesanti per tutti.
Aumentare l’iva, infatti, corrisponderà ad un esborso annuo di oltre 100 euro per le famiglie italiane e costringerà tanti negozi a chiudere.
I rincari pesaranno soprattutto sui costi del carburante, sulle spese di riparazione dell’auto, sull’acquisto di abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici o articoli per la casa e porteranno ad un conseguente calo dei consumi, come già accaduto al tempo del primo aumento iva dal 20% al 21%.
La Confcommercio, a tal riguardo, ha lanciato l’allarme, ponendo in evidenza la gravità del problema legato al rialzo dell’aliquota iva e cercando di far capire al premier Letta, quali danni possa causare, se non si troverà una soluzione per evitarlo, prima della fatidica data.
Il vero dilemma per il Governo, a questo punto, è un altro: se non si aumenta l’iva dove verranno recuperati i soldi per sanare il bilancio?
La soluzione non è semplice, ma sicuramente è importante fare qualcosa per evitare un ulteriore danno per un’Italia già duramente provata dalla crisi.
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