“Serve più austerity”: la Merkel chiama Draghi

Sono molti i contrari allo strapotere tedesco in Europa. Non che il cancelliere tedesco Angela Merkel faccia qualcosa per placare l’insofferenza altrui. Anzi, qualche giorno fa, si vocifera, ha addirittura chiamato il presidente della Bce Mario Draghi per “bacchettarlo” circa il nuovo corso che la prima istituzione finanziaria europea intende, almeno nelle previsioni dei più pessimisti, introdurre.

Motivo della telefonata sarebbero state le dichiarazioni del banchiere italiano che ha lasciato presagire – pur con toni impliciti – l’introduzione del Quantitative Easing anche nel Vecchio Continente e, più in genere, un approccio più flessibile alla rigida politica di bilancio, secondo alcuni causa della mancata crescita.

La Merkel avrebbe criticato apertamente Draghi e avrebbe chiesto delucidazione sulle sue affermazioni. Il numero uno della Bce, dal canto suo, avrebbe difeso la sua posizione e avrebbe ribadito che “così non va”.

Se tutto ciò venisse confermato, saremmo di fronte a un’intromissione – abbastanza grave – da parte della Germania. L’ufficio stampa della cancelleria ha affermato che non c’è stata nessuna chiamata ufficiale, ma anche specificato che le conversazioni privati sono affare del cancelliere e di nessun altro.

Una cosa è sicuro: lo sconto tra i “rigoristi” e i fautori della flessibilità si sta facendo sempre più acceso. A contendersi un Europa ormai a brandelli sono da un lato i paesi del nord e dell’altro i paesi del sud. Da questo punto di vista, Draghi rappresenta un alleato, ma da solo può fare poco. I niet tedeschi nei confronti delle politiche espansive rischia di rappresentare un ostacolo insormontabile.