Renzi abbassa le tasse. Solo marketing politico o c’è del vero?

Renzi in questi giorni ha annunciato l’introduzione del quoziente familiare a partire dal 2015. Se ciò fosse vero, buona parte delle famiglie italiane si ritroverebbe a pagare meno tasse. Una tale misura, però, richiede per essere attuata qualcosa come 20 miliardi. Il premier non ha ovviamente fatto cenno a dove prenderà i soldi.

La domanda quindi sorge spontanea: quello di Renzi è solo marketing politico? E’ solo un modo di attrarre consenso per mezzo degli annunci? Dando un’occhiata al “calendario fiscale” che i contribuenti sono costretti a seguire, si nota come le tasse sono come minimo rimaste al livello del 2013, se non addirittura aumentate.

E’ sufficiente fare un resoconto di quello che è accaduto dal 17 febbraio ad oggi. Il bollo auto è aumentato del 12% (ma questo aumento non è ancora definitivo); l’Imu sulla seconda casa si sta rivelando nel suo complesso più alta della defunta Ici; la Tasi si comporrà di un’aliquota potenziale del 3,3 per mille, sostanziando un prelievo maggiore – rispetto al 2012 – per il 53% delle famiglie (secondo uno studio della Cgia di Mestre).

E’ da riportare anche l’aumento della tassa sulle rendite finanziarie che, pur incontrando il favore dei sostenitori della patrimoniale, colpisce invece tutti i conti correnti, ponendo l’aliquota dal 20 al 26% in media, con punta anche del 40%.

Aumenta persino la trattenuta chei fondi pensioni dovranno allo Stato: si passa dall’11 all’11,5%.

Sono state tagliate anche le detrazioni Irpef per i redditi sopra i 55mila euro, mentre – dall’altro lato – sono raddoppiate le tasse sui passaporti e le accise sulla benzia (nello specifico per finanziare l’Expo).

Ah, a fare da contraltare ci sono gli 80 euro in busta paga. Basteranno per compensare?