Manovra economica sanguinaria nel 2015? No, ma a certe condizioni

Da più parti si registrano timori per il 2015. Alcuni prevedono che il Governo si vedrà costretto a introdurre una manovra economica pesantissima, sullo stile “lacrime e sangue” inaugurato da Monti e dai suoi ministri.

Il motivo? La difficoltà dell’Italia ad adottare le politiche di bilancio (comunque discutibilissime) che la Ue impone ai paesi membri. In particolare, il riferimento è al tetto del 3% del rapporto deficit/Pil.

Insomma, Renzi e Padoan dovranno batter cassa. Il taglio alla spesa pubblica certamente giova, ma è improbabile che basti. Dunque, giù con le tasse.

Non tutto è però perduto. A certe condizioni, sostanzialmente di natura parametrica, è possibile evitare la prossima manovra lacrime e sangue. Il segreto è doppio: da un lato aumentare le entrate, senza però incrementare la pressione fiscale, dall’altro erodere una parte del debito per mezzo dell’aumento dell’inflazione.

Questo secondo obiettivo è pienamente raggiungibile. La Bce stessa si è messo in moto con politiche monetarie espansive (comunque nei limiti delle regole “castranti” con cui il massimo istituto finanziario europeo deve avere a che fare).

Nello specifico, le entrate potrebbero aumentare con l’estensione del reddito imponibile. Per ottenere ciò, sarà sufficiente una crescita stabilie dell’1,2%.

Per l’inflazione, invece, si attende il ritorno a valori di poco inferiori al 2%.

Numeri e previsioni con cui Padoan dovrà presto fare i conti. Nel frattempo, il ministro dell’Economia è impegnato a far “cambiare verso” (questo il claim renziano) all’Europa. L’idea è quella di convincere i paesi del nord ad abbandonare gli inutili e dannosi principi dell’austerity e del rigore.