Equitalia deve risquotere 620 miliardi. Si pensa a una Fbi del fisco

Equitalia è alla ricerca di 620 miliardi di euro. E’ questa la cifra che lo Stato “avanza” dai contribuenti. E’ questa la cifra che racchiude il totale dell’evasione fiscale fino a questo momento accertata. Si tratta di un tesoro inestimabile che, qualora fosse recuperato, farebbe ripartire la macchina della spesa in investimenti, con conseguente spinta verso la crescita.

Equitalia è però in forte difficoltà. Stando alla situazione attuale, l’istituto non è in grado di recuperare questo denaro. Il problema non è scoprire gli evasori, bensì rintracciarli e costringerli a pagare.

La soluzione? Non è portata di mano ma, almeno a livello teorico, possibile da adottare. Nell’ultimo comunicato stampa di Equitale, l’agenzia ha ravvisato un’esigenza piuttosto particolare: l’istituzione di un ente a supporto della riscossione di crediti ma con capacità investigative. Lo scopo è quello di contattare gli evasori – che ovviamente fanno perdere le proprie tracce – e proseguire con il recupero del denaro.

Questo perché Equitalia non può “guardare” nei conti correnti, mentre negli Stati Uniti per esempio il prelievo forzoso avviene e il cittadino nulla può se esiste un debito accertato. C’è poi l’aspetto temporale: tra l’accertamento e la possibilità di riscossione passano a volte due o tre anni e se un altro soggetto, per esempio una banca, arriva prima allo Stato non resta più nulla“.

Un’altra criticità è la debolezza con cui viene perseguito il reato di “sottrazione fraudolenta alla riscossione coattiva” (identificabile con il fatto di nascondersi una volta accertato il debito con il fisco). In questo caso, si tratta di un problema di mentalità e non solo di regolamenti.