Tasse, accanimento contro i cittadini. L’Agenzia delle Entrate fa ammenda

Il tema del fisco è più attuale che mai. Il dibattito verte sul rapporto fisco-cittadini. Un rapporto asimmetrico, che viene percepito dalla popolazione come ingiusto. Perché? Chiunque italiano risponderebbe che il motivo di questa percezione va rintracciato nella pressione fiscale, ormai altissima.

Non è l’unico problema.

Ad attanagliare un gran numero di cittadini è un altro problema: l’accanimento. Il fisco appare come un’entità il cui scopo è quello di vessare i cittadini, magari con controlli ingiustificati e reiterati nel tempo. Equitalia è il simbolo di questo atteggiamento.

Capita non raramente, infatti, che l’Agenzia delle Entate avvii un controllo ma che, constatando l’eventuale esito negativo, continui a perseverare nell’indagine con lo scopo di trovare “a tutti costi” un illecito. Insomma, si tratta dell’apoteosi del pelo nell’uovo. Il cittadino vessato, ovviamente, non riceve quasi mai un rimborso per il tempo e le energie perse a difendersi.

L’Agenzia delle Entrate, però, sta dimostando una certa consapevolezza del problema. Meglio tardi che mai.  Attilio Befera, numero uno dell’ente, ha fatto ammenda in una lettera spedita ai direttori regioni e provinciali dell’organizzazione cui fa capo. Ecco cosa ha scritto:

“Se un accertamento non ha solido fondamento non va fatto e se da una verifica non emergono fatti o elementi concreti da contestare non è corretto cercare a ogni costo pseudoinfrazioni formali da sanzionare solo per evitare che la verifica stessa sembri essersi chiusa negativamente. Insomma, se il contribuente ha dato prova sostanziale di buona fede e di lealtà nel suo rapporto col Fisco, ripagarlo con la moneta dell’accanimento formalistico significa venire meno a un obbligo morale di reciprocità ed essere perciò gravemente scorretti nei suoi confronti”.