Federimmobiliare: dal 2008 bruciati 1.000 miliardi di ricchezza immobiliare

Sono tanti gli enti e le associazioni che in questo inizio di 2014 hanno pubblicato documenti sulle prospettive del mercato immobiliare e, in generale, sulla situazione dell’universo casa. Nonostante le belle parole della politica, soprattutto governativa, le buone notizie sono poche, molto poche.

Nel codazzo dei pessimisti, o forse soltanto dei realisti, si inserisce oggi anche Federimmobiliare, autrice di uno studio dal nome Renovatio Urbis.

crisi mercato immobiliareFederimmobiliare ha inteso analizzare il presente da un punto di vista originale: la ricchezza immobiliare.

Le conclusioni sono sconfortanti: dal 2008, ossia da quando la crisi ha messo piede in Italia, i cittadini del Bel Paese hanno perso qualcosa come 1.000 miliardi di ricchezza immobiliare. Ogni famiglia, dunque, ha perso 54mila euro.

Quali sono i fattori che hanno scatenato questa sorta di catastrofe? L’ente ne rintraccia almeno due. Il primo è l’aumento della pressione fiscale sugli immobili, che ha eroso il reddito delle famiglie. Il secondo è il decremento del valore degli immobili, evento che a sua volta trova le sue ragioni nella spirale deflattiva che sta coinvolgendo il nostro paese e nel calo delle compravendite.

Federimmobiliare lancia così l’allarme sulla perdita della ricchezza immobiliare. La situazione è più grave di quanto si pensi: il “mattone” in Italia ha quasi una funzione previdenziale ed è responsabile del tenore di vita.

Nel rapporto, infatti, si legge: “La diminuzione della ricchezza immobiliare ha avuto nel nostro Paese effetti più negativi che altrove sia per diffusione sia per entità, infatti, come noto, l’Italia vanta una percentuale di famiglie proprietarie fra le più elevate al mondo, così come la quota della ricchezza familiare dovuta alla componente immobiliare è ben superiore a quella degli altri paesi. In Italia, infatti, il risparmio consolidato in immobili svolge anche una funzione integrativa del reddito di carattere quasi previdenziale”.