Tasso fisso o tasso variabile? Mutui a confronto

Tasso fisso o tasso variabile? Nell’amletico dubbio sulla scelta del tasso ideale per iniziare il lungo viaggio del mutuo (o per correggerlo in corsa per chi valuta opzioni di surroga/rinegoziazione/sostituzione) si inserisce anche il tasso misto (che consente di passare da fisso a variabile, o viceversa, nel corso del piano di ammortamento). Quindi, che scegliere in questa fase di turbolenza dei mercati, complice le tensioni nell’Eurozona (per la crisi dei debiti sovrani) e negli Stati Uniti (per gli scontri sull’allungamento del tetto al debito pubblico)?

Bisogna premettere che, al pari di un investitore finanziario attivo, anche il mutuatario risponde a un profilo di rischio. Chi non vuol rischiare (profilo di rischio basso) sarà mentalmente orientato verso una soluzione a tasso fisso, chi vuole osare un po’ di più (profilo di rischio bilanciato) guarderà con occhio di riguardo il tasso misto. Infine, il “mutuatario aggressivo” non avrà dubbi circa la scelta del tasso variabile compensando l’incertezza sulla volatilità dei tassi con una più pronunciata attitudine al rischio. Tuttavia, proprio partendo dal confronto tra le opzioni alle condizioni attualmente disponibili sul mercato da questo terzo profilo, ci accorgiamo che così aggressivo, colui che oggi opta per una soluzione a tasso variabile, poi non è.

Il vantaggio in partenza del tasso variabile
Perché il rischio c’è, ovviamente, ma si tratta di un rischio ben calcolato. Confrontado la distanza tra l’indice Euribor a 1 mese (il miglior indice cui agganciare in questo momento un mutuo a tasso variabile perché vola più basso rispetto all’Euribor a 3 mesi e, allo stesso tasso della Bce) e l’Irs a 25 anni (l’indice di partenza sui mutui a tasso per la durata media erogata nel 2011) c’è un abisso finanziario, nonostante questo stia scendendo per l’effetto Bund: 210 punti base. L’Euribor a 1 mese è stato fissato venerdì all’1,43%, l’Irs a 25 anni al 3,53%. Il che, tradotto in rate, vuol dire che l’ “aggressivo” partirebbe con un rata di 680 euro su un mutuo di 150mila a 25 anni (calcolata sul 2,6%, il miglior Tasso annuo effettivo globale oggi sul mercato). Mentre il “prudente” ne pagherebbe 850 (calcolati sul 4,7%, il miglior Taeg oggi sul mercato per un fisso), ovvero il 25% in più. Il proverbio dice: prudenza non è mai troppa. Ma forse, alle condizioni attuali di mercato, questa prudenza si paga un po’ troppo. Almeno considerando quello che i mercati oggi “pensano” che accadrà nei prossimi cinque anni quando, secondo i future sugli indici Euribor, questo indice raggiungerà la soglia del 3,2% a fine 2015.

Aggiungendo a questa soglia uno spread medio dell’1,3% si arriva al 4,5%, in ogni caso meno dell’attuale 4,7% stipulabile con il fisso. In sostanza, pur essendo le previsioni future soggette a variazioni anche rapide, gli investitori finanziari sono convinti che, proiettando nel medio periodo l’attuale intreccio economico, il mutuo a tasso variabile resterà meno caro dell’attuale fisso almeno per i prossimi cinque anni.

Misto e cap convengono?
Allora, penserà qualcuno, prendendo come buono questo scenario: perché non stipulare un misto (con partenza con il variabile e switch successivo al fisso) oppure un variabile con cap? Sarebbe una buona domanda, a cui proviamo a dare una buona risposta. Il mutuo a tasso misto, così come il mutuo variabile con cap al pari di tutti gli altri mutui con delle opzioni, è più caro, in termini di spread, rispetto ai mutui privi di opzioni (variabile semplice e fisso standard). In media, i mutui con opzione costano dai 40 ai 50 punti base in più che, tradotti in interessi finali spalmati su un piano di ammortamento di 25 anni, corrispondono a un versamento di 6-7mila euro in più. Importo che non può essere trascurato nella valutazione di chi, aggressivo o prudente che sia, decida di sposare una filosia di “mutuo-investimento” più “diplomatica”, ricorrendo al misto.